L’AI non ha idee. Le prende da noi

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Abbiamo scelto di sviluppare tecnologie che funzionano davvero solo se nutrite di contenuti umani. Per questo sperimentiamo ogni giorno soluzioni su misura basate sulle API dei migliori modelli per rendere le mPMI più efficaci e competitive.


In un panorama tecnologico dominato da giganti extraeuropei, l’Europa si trova a dover affrontare una sfida cruciale: la mancanza di sovranità tecnologica. Le principali piattaforme e modelli di Intelligenza Artificiale sono sviluppati e controllati da aziende extra UE, lasciando l’Europa in una posizione di dipendenza tecnologica; insomma non abbiamo la paternità delle tecnologie migliori, né le infrastrutture, né i modelli fondanti (come GPT di OpenAI o Claude di Anthropic), né i big data che le alimentano. A detenere queste leve sono, per ora, realtà extraeuropee, in particolare statunitensi e cinesi.
Tuttavia, questa situazione offre anche un’opportunità: l’Europa può distinguersi nell’uso etico, creativo e strategico dell’AI, valorizzando le proprie competenze culturali, linguistiche e imprenditoriali abbinate ad una visione creativa ed etica

E in questo contesto nasce il lavoro di Mama Industry.

 

Europa e AI: una questione di sovranità tecnologica

Attualmente, l’Europa non detiene la leadership nelle tecnologie AI più avanzate. Secondo un rapporto di Eurostat del 2024, solo il 13,5% delle imprese europee utilizza tecnologie AI, con una percentuale che sale al 41,17% tra le grandi aziende. Questa dipendenza da tecnologie esterne solleva interrogativi sulla sovranità digitale del continente.​
Tuttavia, come sottolineato da un articolo di Forbes del 2025, la leadership europea in AI dipende non solo dai policymaker, ma anche dai leader aziendali che devono promuovere un ecosistema AI robusto e responsabile.​

 

L’Italia e l’Intelligenza Artificiale: uno sguardo al mercato

Il mercato dell’AI in Italia ha registrato una crescita significativa negli ultimi anni. Secondo l’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, nel 2024 il mercato ha avuto un incremento del 58% rispetto all’anno precedente. A trainare questa crescita sono soprattutto le sperimentazioni che utilizzano la Generative AI, che rappresentano il 43% del valore totale, mentre il restante 57% è costituito da soluzioni di AI tradizionale.
Nonostante questi numeri positivi, le PMI italiane mostrano ancora una certa cautela nell’adozione dell’AI. Solo il 33% delle PMI ha aumentato gli investimenti diretti per la trasformazione digitale nel 2023, segno di una crescente consapevolezza sull’importanza dell’innovazione tecnologica, ma anche di una necessità di supporto e orientamento per affrontare questa transizione.

Il problema non è solo tecnico o infrastrutturale, è culturale: troppo spesso si guarda all’AI come a una “moda” o, peggio, a un “nemico”. Invece, se ben governata e compresa, può essere uno strumento potente per le imprese, soprattutto le più piccole, che possono colmare divari di tempo, budget e competenze.

Mama Industry parte da questa consapevolezza: l’AI non è un fine, ma un mezzo; non serve per sostituire l’umano, ma per amplificare il pensiero, la creatività e l’efficienza.

 

Non è tanto “cosa fa l’AI”, ma “con cosa la nutri”

L’AI genera risposte, testi, progetti, soluzioni. Ma da cosa li ricava? Dai dati e dai contenuti di partenza. In altre parole: il valore dell’output dipende dalla qualità dell’input. Ecco perché la produzione di idee e contenuti da parte degli umani è e resterà fondamentale. Le AI possono ottimizzare processi, ma solo se i contenuti di partenza hanno intenzionalità, significato, contesto.
Come scrive già il citato Forbes, la vera sfida non è creare nuovi modelli generativi, ma mettere l’AI al servizio delle imprese, partendo da ciò che sappiamo meglio fare: pensare, creare, immaginare.

 

L’Intelligenza Artificiale in Mama Industry: visione pratica, etica e personalizzata

In Mama Industry cerchiamo di interpretare i trend, li studiamo e li integriamo solo quando creano valore reale per chi si affida a noi. È con questo spirito che approcciamo l’AI: non come una bacchetta magica, ma come uno strumento potente da utilizzare con intelligenza (umana), competenza e grande attenzione alla concretezza dei risultati. Per questo abbiamo scelto una strada diversa: non limitarci a usare l’AI, ma capirla, analizzarla, e farne leva per supportare concretamente le micro e piccole imprese in un momento di trasformazione epocale, senza sostituire il valore dell’esperienza umana.

E oggi, grazie a questo approccio, siamo una delle poche realtà italiane posizionate per integrare l’AI per le PMI in modo sistemico e pratico.

 

Dall’osservazione all’integrazione: usiamo ChatGPT con il nostro cervello

Nel 2023 abbiamo iniziato a sperimentare strumenti di AI generativa per migliorare l’efficienza interna: analisi documentale, ottimizzazione della comunicazione e supporto creativo. Ma è stato solo l’inizio.
Nel 2024, abbiamo investito nella formazione interna e nella progettazione di use case concreti, studiati per rendere l’AI accessibile anche a chi non ha competenze tecniche.

Nel nostro lavoro, l’AI entra in gioco in tanti modi, tutti molto mirati. Ecco alcuni esempi reali:

  • Sistemi di matching basati su machine learning. Per ottimizzare il matching tra domanda e offerta, migliorando la qualità delle connessioni tra utenti e servizi. Un esempio è il progetto “Il Raccomandato”: abbiamo implementato un sistema di raccomandazione che si basa su tecnologie di machine learning, un sottoinsieme dell’intelligenza artificiale. in cui l’elemento realmente intelligente della piattaforma risiede nel motore di raccomandazione.
  • Chatbot intelligenti, integrati con le “basi di conoscenza” dei clienti. Non si limitano a risposte generiche: leggono, comprendono e restituiscono informazioni pertinenti sulla base di documentazione aziendale, FAQ, siti web o casi d’uso. Come? Non “indovinano” le risposte: le cercano nei dati strutturati forniti dal cliente.
  • Assistenti virtuali personalizzati. In uno dei nostri progetti per un cliente del settore turistico, l’AI genera una guida di viaggio su misura in base alla destinazione e al periodo scelto. L’output? Un documento utile, coerente e immediato, che risponde a un bisogno reale e popola in automatico il blog della community.
  • Segmentazione automatica via e-mail. Per un nostro cliente del settore Travel abbiamo inserito un modulo AI che analizza le email in arrivo, etichetta i messaggi (nuovo cliente, ex cliente, ecc.) e avvia risposte automatiche mirate. Quindi un sistema di “segmentazione” del target, in un certo senso, che individua la tipologia di cliente e prepara anche delle prime risposte automatiche. Il risultato? Un sistema più snello, veloce, con meno errori umani.

Quando diciamo che usiamo l’intelligenza artificiale, non intendiamo che ci affidiamo a strumenti preconfezionati e lavoriamo direttamente sui modelli sottostanti di OpenAI, Google, Anthropic – tramite API dedicate agli sviluppatori. Questo ci permette di:

  • personalizzare completamente le interazioni;
  • integrare l’AI all’interno di logiche software complesse;
  • creare veri “motori intelligenti” al servizio del progetto.

 

Sappiamo bene che l’AI può sbagliare. Ed è giusto dirlo

Lavorando con questi strumenti da dentro, conosciamo anche i loro limiti: le cosiddette “allucinazioni” dell’AI, ovvero risposte plausibili ma sbagliate, sono una realtà. È un rischio che riguarda anche i colossi del settore – e che noi affrontiamo con metodo:

  • addestramento mirato e continuo;
  • sistemi di fallback su operatori umani;
  • test, studio e aggiornamenti continui anche nel weekend (sì, davvero).

Il nostro team tecnico investe costantemente tempo nello studio e nella sperimentazione di test, prompt, modelli, confronti, proprio per restare aggiornati. L’AI evolve velocemente, e se non la studi da dentro, rischi di usarla male.

 

La nostra missione resta la stessa: costruire strumenti che servono davvero. Non usare l’AI perché “è di moda”, ma perché può far crescere le imprese, le idee e le persone.

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