Gli stranieri lo fanno meglio!

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Perché stiamo vendendo i brand italiani a multinazionali estere. 

Made in Italy, prima ce lo hanno contraffatto ora se lo stanno comprando.

A partire dagli anni ‘50 l’artigianato italiano riorganizza la propria attività sotto forma di impresa iniziando un’attività industriale. E’ in questi anni che l’Italia fa conoscere l’eccellenza dei propri prodotti a tutto il mondo, quello che poi negli anni ‘80 viene definito Made in Italy. 

La ricercatezza e la qualità dei nostri prodotti comincia ad essere imitata tanto da necessitare un’azione legislativa a tutela del marchio. 

E negli ultimi anni assistiamo ad un altro fenomeno in cui molti grandi marchi cedono quote a società straniere. 

Il Made in Italy diventa quindi un affare mondiale e non solo italiano; tutti lo vogliono, c’è chi lo imita, chi ci investe e chi comincia ad acquistarne le aziende che lo producono.

 

In cosa consiste la tutela del Made in Italy oggi?

E’ stato istituito un Ministero volto a preservare il Made in Italy, ma la sfida alla quale è chiamato il nostro Paese non è tanto la tutela del Made in Italy stesso e quindi dell’eccellenza del prodotto, quanto la tutela del sistema produttivo italiano sia delle grandi aziende; molte delle quali rischiano di essere gestite da stranieri, che soprattutto delle mPMI, che vanno incentivate a focalizzarsi su attività di Ricerca & Sviluppo e sull’innovazione non solo tecnologica ma di comunicazione, marketing e organizzazione.

La tutela di questo grande patrimonio di cui disponiamo è direttamente collegata al problema della nostra mentalità; siamo artigiani straordinari ma non siamo tutti bravi imprenditori; e quindi i nostri prodotti in mano agli stranieri spesso decollano, perché questi sanno fare meglio impresa.

 

Fare impresa, nell’accezione contemporanea del termine, è dunque spesso un nostro grande limite.

Perché finora abbiamo vissuto di rendita del Made in Italy, dando importanza alla qualità del prodotto pensando che questo possa risolvere ogni problema di improduttività.  

Gran parte dei piccoli imprenditori sono rimasti ad una mentalità novecentesca, dove tutti gli sforzi organizzativi e produttivi sono rivolti al prodotto; essere imprenditori oggi significa invece adeguarsi al mercato, decentrando il prodotto a favore dei bisogni dell’utente, significa creare un’esperienza per i clienti, significa costruire un sistema-impresa. 

Bisognerebbe quindi spostare il focus dal prodotto al sistema, dando importanza alla finanza, alla comunicazione, all’organizzazione, ai processi e alla tecnologia; ma ancora sono pochi gli imprenditori in grado di farlo. 

Soprattutto i piccoli imprenditori sono distanti da questa nuova accezione di impresa, perché è appurato che le dimensioni aziendali ridotte sono spesso un freno alla capacità di innovare i prodotti e soprattutto i processi produttivi, di adottare nuove tecnologie e di migliorare l’efficienza.

E quindi è proprio qui che bisognerebbe intervenire con politiche volte a diffondere ed incentivare una nuova cultura di impresa.

 

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