L’Excellence Food & Innovation, l’evento gastronomico più atteso dell’anno, si è concluso a Roma nella bellissima e suggestiva “Nuvola” di Fuksas, centro congressi tra i più importanti della Capitale. E Mama Industry, in quanto società di consulenza e di affiancamento all’innovazione per le micro e piccole imprese, anche del settore food, non poteva che essere presente per lanciare una provocazione: “Siamo proprio sicuri che salvaguardare il Made in Italy sia l’unica soluzione all’improduttività italiana?”
Il Ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, apre la manifestazione.
Il Ministro, inizia il suo discorso con un problema attuale, la presa di coscienza di come alcuni asset strategici siano stati accantonati e depotenziati negli anni, tanto da non avere un’indipendenza assoluta in certi settori come quello energetico e agroalimentare, e ne stiamo pagando a caro prezzo le conseguenze soprattutto negli ultimi mesi.
Spiega quindi il perché del nome “Sovranità Alimentare” che non si tratta di autarchia, e quindi di rendere autosufficiente ed economicamente indipendente l’Italia dagli altri paesi, ma semplicemente pone l’accento sulla caratteristica di essere un paese esportatore, sull’importanza di produrre eccellenza e farla conoscere in tutto il mondo; andando contro ad una degenerazione della globalizzazione basata su un principio che prevede che non è più importante quello che mangi ma è importante semplicemente produrre e garantire cibo. La linea del nuovo governo invece è quella di garantire cibo di qualità, perché la nostra produzione agricola non è solo produzione di reddito ma è anche cultura e tradizione, e possibilità di respingere le degenerazioni dell’abbandono delle campagne che hanno portato al dissesto idrogeologico producendo danni.
Tripudio dell’eccellenza dei prodotti agroalimentari del Made in Italy.
Gli stand delle aziende produttrici che hanno partecipato alla fiera rappresentano l’esaltazione della qualità della cultura enogastronomica italiana.
Presenti le migliori cantine produttrici di vino, interessante notare in questo contesto come, in alcuni casi, ci sia un positivo passaggio generazionale. Tanti stand ed aree di degustazione di aziende che producono salumi, formaggi, frutta verdura e uova di altissima qualità. Market place dei migliori fornitori. Enti ed istituzioni regionali.
Interessante la competizione all’interno della manifestazione che ha decretato il vincitore della Coppa Italia di Gelateria: Gabriele Scarponi. E bellissima l’iniziativa della Food Experience con alcuni Chef stellati.
Tra i partecipanti alla fiera, abbiamo piacevolmente notato Start-up innovative poste in essere grazie all’investimento in Ricerca e Sviluppo, ma che purtroppo rappresentano ancora una perla rara nel panorama delle micro e piccole aziende italiane.
Da esperti nel settore dell’innovazione quello che abbiamo registrato, infatti, sono principalmente casi di innovazione di prodotto ma non di sistema e di business model, che è quello che invece auspichiamo per una maggiore produttività delle (m)PMI italiane.
Chi semina raccoglie. Oltre il made in Italy.
Prodotto tradizionale ma anche impresa del futuro: un primo necessario approccio all’innovazione.
Abbiamo voluto anche noi dare il nostro contributo alla manifestazione, parlando di innovazione legata al food e di come sia importante decentralizzare il prodotto, cardine della mentalità imprenditoriale novecentesca.
E’ ora di cambiare, come ha esortato Marco Travaglini, fondatore di Mama Industry. Nel suo speech, Marco, presentato da Pietro Ciccotti, uno degli organizzatori dell’Excellence, si sofferma sul concetto fondamentale di andare oltre il Made in Italy.
Secondo uno studio fatto da Made-In-Country-Index (MICI) 2017 e pubblicato da Forbes il 27/03/2017, questo marchio oggi è al 7º posto in termini di reputazione tra i consumatori mondiali; infatti, la società di studi di mercato KPMG, lo definisce come terzo marchio al mondo per notorietà dopo Coca Cola e Visa.
Ma il Made in Italy non basta, la troppa focalizzazione sul prodotto, e la fiera ne è stata testimone, non salva l’Italia e la maggior parte delle micro e piccole imprese italiane dall’improduttività. Lo sforzo che dobbiamo richiedere ai piccoli imprenditori italiani, che sono ottimi inventori di prodotto, è quello di creare il sistema-impresa.
Lo spunto di riflessione nasce dalla fotografia del sistema economico italiano basato principalmente sulle micro imprese accentrate nella figura dell’imprenditore, e la cui dimensione aziendale non permette di fare Ricerca e Sviluppo e quindi di andare oltre il prodotto.
Marco Travaglini lancia così una provocazione: “c’è veramente bisogno in questo momento di rilanciare il Made in Italy, e quindi di focalizzarsi sul prodotto quando invece bisognerebbe pensare ad una nuova organizzazione, ad una nuova comunicazione, a nuovi processi con l’inserimento anche della tecnologia, e alla finanza cavalcando l’onda dei fondi del PNRR?”
Più che ad una azione singola c’è bisogno di più azioni combinate tra loro che aiutino l’imprenditore in un unico progetto trasversale capace di unire tutti i punti, e per fare questo c’è sempre più bisogno di figure in grado di affiancarlo in questa trasformazione e in grado di supportarlo con pazienza.
Sono intervenuti nella discussione Andrea Masci e Silvio Galazzo di Fedro, già distributori di prodotti eccellenti e sostenibili, con i quali stiamo realizzando un progetto innovativo, che hanno enfatizzato il nostro lato umano della consulenza e di come il fatto di parlare la stessa lingua ci abbia unito. Si è creato un rapporto di fiducia che è alla base del cambiamento, bisogna rendere consapevoli gli imprenditori e aspettare il momento di maturazione per proporre il cambiamento e per questo ci vuole pazienza. Da qui nasce la nostra community di Consulenti Pazienti di cui ha fatto cenno il fondatore di Mama Industry.
Si è parlato dei commercialisti e del loro ruolo chiave nelle micro imprese, perché sono i primi di cui si fidano gli imprenditori e potrebbero dare una sterzata all’innovazione; invece sono ancora vecchio stampo e guidano le aziende in base al bilancio. Interessante in questo senso l’intervento del nostro commercialista: Giampiero Pasqualitto, che sottolinea come molti siano spaventati e pensino che la consulenza sia inaccessibile; hanno bisogno di qualcuno che gli dia fiducia e che abbia costi accessibili, onesti e trasparenti. La consulenza non deve essere prerogativa dei grandi e anche le piccole imprese devono poter fare Ricerca & Sviluppo, potersi avvalere di consulenze strategiche e partnership importanti.
Conclusioni. Un nuovo modello come possibile soluzione.
Il piccolo imprenditore deve essere supportato e aiutato con la teoria del valore aggiunto secondo cui il prodotto non basta più, vanno ricercati nuovi canali di distribuzione, pensata una nuova comunicazione, nuovi investimenti, nuove idee, uscendo, in alcuni casi, dalla sudditanza del subappalto; in questo senso dovrebbero intervenire le associazioni di categoria e farsi portavoce del nostro concetto di democratizzazione di un servizio di nicchia come la consulenza. Il piccolo imprenditore deve rendersi conto che i margini sono finiti, che la soluzione a volte non è quella di mettersi allo scacco di filiere, bensì distinguersi e lasciarsi affiancare e supportare da consulenti specifici.